Storia del Carso

Natura e storia si intrecciano nel territorio carsico offrendo ai visitatori la possibilità di scoprire, durante le escursioni, aspetti poco conosciuti e di osservare l’ambiente da diversi punti di vista.
Notizie certe della presenza umana in Carso risalgono al Paleolitico inferiore e derivano da ritrovamenti di manufatti litici e resti di Homo erectus effettuati in alcune caverne del Carso triestino. Tali reperti sono stati datati a circa mezzo milione di anni fa e rappresentano i resti di ominide più antichi trovati in Italia.
L’uomo ha vissuto per lungo periodo nelle cavità naturali ritenendole un luogo idoneo alla difesa e al ristoro, infatti altri ritrovamenti testimoniano la presenza umana in queste caverne nel Paleolitico medio, nel Neolitico e perfino nell’età del Bronzo, epoca in cui la gente del carso aveva iniziato ad abitare nei Castellieri.
I Castellieri erano dei piccoli villaggi creati sulle sommità delle alture carsiche; una spessa cinta muraria di muro a secco difendeva il villaggio. Delle semplici abitazioni, costruite prevalentemente con materiale vegetale, oggi non è rimasta traccia.
In Carso vi sono resti di molti Castellieri, di cui citiamo il Castelliere di Rupinpiccolo e di Slivia per il Carso triestino e quello di Colle Nero per il Carso isontino.
 La terra dura e aspra del Carso, inadatta alla coltivazione, venne sfruttata dall’uomo carsolino per l’allevamento di ovini già nell’età del Bronzo (1800 anni a.C.).
Secoli e secoli di pascolamento, insieme al disboscamento operato dall’uomo per sopperire alle sue necessità, condizionarono fortemente l’ambiente e ancor oggi se ne possono vedere tracce.
I muretti a secco che così frequentemente si vedono attraversare il Carso, sono parte del paesaggio carsico e risaltano ancor di più con il rosso autunnale dello scotano.
Anche la dominazione romana, avvenuta tra il II e I secolo a.C., ha lasciato numerose testimonianze nel territorio carsico, come le cave che si aprono nella zona tra Sistiana ed Aurisina, fra le quali la Cava Romana da cui si estrae una pietra da costruzione che veniva impiegata già in epoche passate per la realizzazione di edifici in molti centri importanti tra i quali l’allora porto di Aquileia.
Agli inizi del secolo scorso il Carso si presentava come una brulla pietraia in cui l’ambiente vegetazionale più diffuso era la landa. Un prato arido, frutto del passaggio degli animali al pascolo e della loro brucatura che oggi rappresenta una ricchezza a rischio di scomparsa, dal momento che la pastorizia non è più praticata ormai da molto tempo.

Passeggiando nella meravigliosa natura di questa terra non è possibile non incontrare anche trincee, bunker, monumenti e targhe,testimonianze dei tragici avvenimenti della Prima Guerra mondiale durante la quale tanti soldati di entrambi i fronti, quello dell’esercito italiano e quelli dell’impero Austro Ungarico combatterono su queste alture andando incontro alla morte.